Un’anca ammalata si manifesta essenzialmente in tre modi: dolore, rigidità e zoppia, variamente rappresentati a seconda della patologia e del paziente.
Il dolore che origina dall’anca, anche detto coxalgia, è localizzato tipicamente all’inguine, talora al gluteo, e non è infrequente la sua irradiazione lungo la coscia fino al ginocchio. Talvolta – è bene ricordarlo – il dolore al ginocchio è l’unico disturbo provocato da una malattia dell’anca.
Il carico e il movimento scatenano il dolore articolare, mentre la palpazione nelle regioni dolenti non è di solito in grado di risvegliare il dolore, poiché l’articolazione è molto profonda e non può essere raggiunta neppure attraverso una digitopressione particolarmente energica. La coxalgia nell’adulto può essere il campanello d’allarme di una coxartrosi (ovvero l’artrosi dell’anca), di un conflitto femoro-acetabolare, di una necrosi cefalica.
Quando la palpazione permette di identificare dei punti di dolorabilità (in genere in corrispondenza di protuberanze ossee quali il grande trocantere), l’anca verosimilmente non è ammalata, mentre possono esserlo i tessuti molli circostanti (tendiniti e borsiti). Il dolore posteriore alto, infine, compreso tra la natica e la zona lombare, è più spesso espressione di una patologia della colonna vertebrale o dell’articolazione sacroiliaca, piuttosto che dell’anca in senso stretto.
La rigidità, ovvero la limitazione del movimento, è un disturbo tipico e piuttosto invalidante. Poiché in genere il primo movimento che viene compromesso è la flessione, le affezioni dell’anca rendono difficoltoso indossare calze e scarpe.
Nelle fasi più avanzate, può comparire una rigidità in extrarotazione, che induce il paziente a camminare con la punta del piede “in fuori”.
La zoppia è presente ogniqualvolta si avverte un dolore nella deambulazione. Non deve dunque preoccupare, poiché è solo un meccanismo di protezione che il nostro corpo mette in atto per ridurre al minimo le sollecitazioni dolorose. Sebbene molte siano le varianti di questo segno clinico, la più comune è la cosiddetta “zoppia di fuga”, provocata dal tentativo di abbreviare l’appoggio sull’arto ammalato (fuga dall’appoggio). Il ciclo del passo diventa così “asimmetrico”, poiché la fase di appoggio da un lato è più breve che dall’altro.