Displasia dell’anca: le differenti tipologie e le tecniche di trattamento

La displasia dell’anca è una patologia caratterizzata da uno sviluppo anomalo dell’articolazione dell’anca in cui la coppa all’interno della quale si articola la testa del femore è più piccola del normale e quindi non in grado di contenere la testa, che tende quindi a sfuggire e a non rimanere all’interno della sua sede.
Questa patologia causa una grave artrosi dell’articolazione dell’anca, derivante da un rapido consumo di cartilagine.

La frequenza di incidenza oscilla tra lo 0.7% e il 2.5% e si verifica maggiormente in individui di sesso femminile; vi è tuttavia anche una teoria sui fattori ambientali che possono favorire l’insorgere della displasia dell’anca già nella pancia della madre, a causa, ad esempio, di una riduzione dello spazio all’interno dell’utero attorno al feto, creando un’adduzione forzata delle anche e un minore sviluppo dell’acetabolo.

La Displasia nei neonati

I neonati possono essere sottoposti a dei test per capire se sono affetti da displasia, normalmente caratterizzata da segni di scatto di entrata e uscita della testa del femore.
Per procedere alla diagnosi in età pediatrica si ricorre a un’ecografia e a due manovre specifiche:

  • la manovra di Ortolani per ridurre il problema in entrata
  • la manovra di Barlow per quanto riguarda lo scatto in uscita che fa uscire la testa del femore.

Per risolvere la problematica e cercare di ricentrare la testa all’interno dell’acetabolo si utilizzano diverse tecniche: da quelle meno invasive come l’utilizzo del doppio pannolino, fino all’utilizzo di apparecchiature specifiche, come il tutore chiamato Milgram, che mantiene in abduzione le anche all’interno dell’acetabolo.

La Displasia negli adulti

La diagnosi nei pazienti adulti viene fatta con una semplice radiografia, ma è necessario fare una distinzione tra paziente adolescente e paziente adulto.
Durante l’adolescenza, infatti, quando l’osso è formato si può praticare un intervento di osteotomia, che consiste nel tagliare l’osso del bacino e renderlo più coprente, formando così un nuovo tetto. Nelle fasi più tardive della vita di un paziente si consiglia invece un trattamento protesico.

Esistono differenti tipi di tecniche, qui riportate in base al grado di complessità:

  • Displasia di anca semplice, con una lieve sublussazione della testa del femore: si tratta di un intervento molto semplice ed eseguito in maniera rapida. Per questi interventi vengono usate delle protesi particolari, più piccole della media, per adattarsi al cotile più piccolo, ma con un ottimo ancoraggio perché l’osso non è continente ed è necessario creare un nuovo acetabolo.
  • Displasie associate ad anomalie del collo del femore: in questi casi vengono usate protesi per correggere il difetto, solitamente associato all’antiversione del collo del femore. L’utilizzo di una protesi classica non risolverebbe il problema, in quanto non viene corretto l’errore e quindi l’impianto protesico non è in grado di lavorare nel modo giusto. In caso di lussazioni vicine al cotile, è necessario ricostruire il cotile servendoci della tettoplastica, che consente cioè di ricostruire con un pezzo di testa il tetto sfuggente che non è più presente. La tecnica consiste nel prelevare il pezzo di testa ormai danneggiato e utilizzarlo per ricostruire il tetto dell’acetabolo.
  • Lussazioni di Liegar: si ha questo tipo di lussazione quando la testa del femore è completamente fuori dal suo alloggiamento ed è lontana dell’acetabolo. La corretta procedura consiste nel ripristinare il centro di rotazione originario, cioè nel paleocotide, e andare a rimettere il cotile della protesi.
    Il percorso di cura per questi pazienti, che hanno subito un accorciamento che può arrivare anche a 4-5 cm, consiste nel mettere il cotile a livello dell’acetabolo nuovo, eseguire una tettoplastica se necessaria, e ricostruire tutto l’acetabolo. In questa fase è necessario fare uno studio di accorciamento, perché, togliendo un cilindro di osso, la gamba viene allungata per un massimo di 3-4 cm: se però viene allungata troppo, si può causare un deficit neurologico al paziente.
    Con questa tecnica di ricostruzione chiamata “studio di mioaccorgiamento” in un solo gesto chirurgico è possibile ricostruire alla perfezione la biomeccanica e dare al paziente una nuova anatomia dell’anca, risolvendo anche le problematiche dell’ iperlordosi e del un ginocchio iper valgo, frequenti nel caso di un paziente con una lussazione iliaca.

Tutti gli interventi di cui abbiamo parlato richiedono attenzione, studio ma soprattutto competenza e per questo è necessario rivolgersi sempre ad uno specialista con anni di esperienza, in grado di far ottenere al paziente ottimi risultati e ridargli la forza di deambulare, senza zoppicare, e riprendere a vivere serenamente.

Sedi

Milano ICH – Istituto Clinico Humanitas, Via Alessandro Manzoni, 56, 20100 Rozzano (MI)

Milano Humanitas San Pio X, Via Francesco Nava, 31 20159 – Milano (MI)

Milano Physioclinic, Via Fontana, 18 20122 – Milano (MI)

Milano Medica, Via Filippo Turati, 29 20121 – Milano (MI)

Salerno, Via Trento, 94/B 84124, Salerno (SA)

Napoli Clinica Mediterranea, Via Orazio, 2 80122 – Napoli (NA)

Calabria, Via San Francesco, 4 87064 – Corigliano Calabro (CS)

I contenuti di questo sito internet hanno finalità puramente divulgativa e non possono sostituire in alcun modo la visita ed il colloquio con il medico.

Il sito www.federicodellarocca.it rispetta la linea guida nazionale della FNOMCeO in materia di pubblicità sanitaria, secondo gli artt. 55-56-57 del codice Deontologia medica.

Contatti

Tel: 340 086 4169
E-mail: drfedericodellarocca@libero.it
P.IVA n° 04463000655

Privacy PolicyCookie Policy

Facebook

© 2022 Dr. Federico Della Rocca | All Rights Reserved | Powered by